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Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: UNA DISCARICA DA NON FARE
MessaggioInviato: mer ago 20, 2008 10:04 am 
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Iscritto il: sab ago 19, 2006 7:39 pm
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LA DIGA DI CONZA E IL FIUME OFANTO A RISCHIO INQUINAMENTO

LA DISCARICA SUL FORMICOSO UNA SCELTA CHE METTE RISCHIO 32 MILIONI DI METRI CUBI DI ACQUA ED UN’OASI FLORO - FAUNISTICA INCOMPARABILE

Tutti affermano, ma visti i fatti non ne sono pienamente consapevoli, che l’ Irpinia se è verde lo è soprattutto per la abbondante presenza di acqua. Acqua che viene dai grandi serbatoi calcarei ma anche dalla miriade di reticoli idrografici insediati sulle litologie argillose, una caratteristica questa, che rende il nostro paesaggio unico nel suo genere. Meravigliose valli svasate percorse da importanti corsi d’acqua e con conche interne rivestite di terreni arenaci ed argillosi plastici, spesso instabili, il tutto inciso da numerosissimi valloni. Da queste parti gli inverni sono umidi con neve e pioggia , le primavere verdeggianti e le estati aride. L’altitudine non supera i 1000 metri con una morfologia molle e caratterizzata da dolci ondulazioni e di piccole valli, interrotte solo di tanto in tanto da costoni calcarei e da scogli emergenti o appena affioranti. Questa considerazione per introdurre un ragionamento che fino ad ora è mancato : gli invasi presenti in alta Irpinia sicuramente non attingono acqua dai serbatoi calcarei ma trovano alimentazione da un complesso meccanismo dovuto alla morfologia, alla geologia, alle condizioni altimetriche e meteorologiche che ne favoriscono la sua particolare idrogeologia. Gli invasi presenti ne sono testimonianza e l’intero versante che da Andretta degrada verso la diga di Conza avvalora e preoccupa per la scelta fatta : insediare una discarica per rifiuti di ogni tipo. Questo sito (Pero Spaccone – Arenara – Pisciolo) è distante, in linea d’aria circa 5 kilometri dall’invaso di Conza che si caratterizza per avere :
· 32 milioni di mc con acque originariamente destinate ai soli usi irrigui e che saranno convertiti, dopo la esecuzione dell’impianto di potabilizzazione, agli usi potabili e civili; ossia lo schema Ofanto serve le aree del medio e basso Ofanto in Basilicata e la Puglia centrale e sarà utilizzato come fonte alternativa e/o integrativa rispetto al canale principale dell’Acquedotto del Sele-Calore;
· oasi floro faunistica di interesse nazionale , e le Regioni interessate, oltre la Campania sono la Basilicata la Puglia e la Calabria
Lungo questi 5 chilometri sono presenti innumerevoli sorgenti ed oltre 30 torrenti con un grado di gerachizzazione spinto che raccoglie e convoglia nel Fiume Ofanto e quindi nella diga di Conza, un notevole quantitativo di acqua. Un reticolo la cui esistenza è da ricondurre ad una configurazione morfologica particolarissima con lo scenario di colli e depressioni che nulla hanno da invidiare alle colline senesi, il tutto impostato su litologie argillose con alternanze di blocchi e strati arenacei – calcarei – marnosi. Questa particolare struttura geologica e morfologica rende giustizia di quella profonda ignoranza di tecnici e politici che considera le aree argillose con una vocazione primaria a ricevere siti per discariche. Niente di più falso e di deviante e l’area, cui è sotteso il bacino del Fiume Ofanto, né è la testimonianza più evidente e il carico inquinante, sia per il suolo che per il soprasuolo, che ne deriverebbe potrebbe alterare irrimediabilmente un paesaggio di una bellezza e di una importanza notevole. Un bacino, quello dell’Ofanto, con una portata cospicua – 10 metri cubi al secondo – una caratteristica derivante da sovrapposizione di tipicità meteo, di condizioni morfologiche e geologiche di bacini idrografici che, insediati a quote medio alte, raggiungono portate nei mesi invernali superiori di circa 60 volte le portate medie. Tutto questo è ben noto ai soloni della geologia, sia irpini che campani, eppure una loro sospetta pigrizia mette sulla bocca di alcuni tecnici e politici il grave assunto che trovata l’argilla nel sottosuolo tutto è possibile nel soprasuolo, anche l’insediamento di una mega discarica destinata a ricevere di tutto e di più. Viene da pensare che questi illuminati consulenti o sono dei prezzolati o sono degli ignoranti, rimandando una decisione già presa ai dirimenti carotaggi che potranno solo confermare la presenza di una geologia e di una idrogeologia ampiamente nota e consolidata. Dal terremoto del 1980 costoro si sono succeduti a ritmo incessante e i risultati sono sotto gli occhi di tutti, mai si spendono per una causa giusta, si spendono solo se ben pagati e spesso per confermare e sostenere quello che la Committenza desidera. I politici non sono da meno e per tutti valga quello che in questi giorni afferma l’Onorevole Gianfranco Rotondi: “sono cento giorni di fatti, l’emergenza rifiuti è una grande battaglia vinta”, non dice come quando e dove, non spende una parola per difendere l’area del Formicoso e la sua Provincia. Amaramente, quindi, possiamo solo prendere atto che i rifiuti ci consegnano una situazione ambientale allarmante e, per certi versi, sconfortante. In questo settore la Campania è oramai oltre la frutta, eppure non tutti ne sono consapevoli, sia i cittadini utenti che chi li governa. Quella dei rifiuti non è l’ultima delle emergenze e , ahimè, non è neanche la più grave, e sarà la causa, ai più non nota, di una emergenza che potrebbe presentarsi all’improvviso e con conseguenze drammatiche : l’esaurimento e l’inquinamento della risorsa idrica. Una risorsa tutta IRPINA e che soddisfa le esigenze di una fetta consistente del Meridione d’Italia. Una risorsa che oggi per la cecità di addetti e non addetti è gravemente compromessa e assediata da scelte inconsulte se non addirittura scellerate. Allora che dire, avanti con le ruspe, si violenti il territorio e chi lo ha sempre abitato, curato e salvaguardato, si continui sulla strada dell’inquinamento generalizzato delle fonti idriche, si continui nella cieca opera di distruzione di OASI DI BENESSERE, si penalizzino poche migliaia di persone, facciamoli pagare per i milioni di abitanti che, lungi da una responsabilizzazione non più procrastinabile, continuano inconsapevolmente a consumare risorse che non sono inesauribili. Qualcuno dovrà pur far loro capire che inquinare il bacino idrografico più importante del mezzogiorno si ripercuoterà inesorabilmente anche su di loro. Purtroppo di personaggi consapevoli di questo grave rischio se ne vedono pochi in giro e a tutti vogliamo ricordare un famoso detto: la natura non vende, concede solo in fitto e con il tempo presenta il conto e per noi vi è poco da sperare, sarà salatissimo.

Costantino Severino
CONSIGLIERE DELL’ ORDINE DEI GEOLOGI DELLA CAMPANIA


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